JOSE' ALBERTO MUJICA CORDANO, PRESIDENTE DELL'URUGUAY
Questo è il blog del Prof. Alberto Perna, psicologo, specializzando in neuropsicologia dello sviluppo e riabilitazione psicoterapica, a supporto di tutti gli studenti. In questi post potrete trovare tutto il materiale di studio e gli approfondimenti necessari per seguire al meglio le lezioni scolastiche. Buon lavoro a tutti voi.
domenica 19 gennaio 2014
venerdì 17 gennaio 2014
LA CROCIATA DEI POVERI
RADICI RELIGIOSE, ECONOMICHE E POLITICHE DELLE CROCIATE
All’inizio del XI d.C. gli imperatori di
Costantinopoli e i califfi di Baghdad avevano stabilito fra loro dei
rapporti pacifici, fondati sull’amicizia e sulla stima reciproca.
La situazione cambio quando i Turchi Selgiuchidi s’impadronirono di
Baghdad. Convinti che fosse dovere di ogni devoto musulmano
combattere senza tregua gli infedeli, essi assalirono l’Impero
bizantino: dopo una grande vittoria in Armenio, nel 1071, dilagarono
nella penisola anatomica. La minaccia su Costantinopoli era grave e
l’imperatore Alessio I Comneno chiese aiuto ai principi occidentali
e al papa Urbano II. Infatti, se Costantinopoli fosse caduta nelle
mani dei Turchi, sarebbero crollate le difese orientali della
Cristianità e tutta l’Europa avrebbe corso il pericolo di una
invasione musulmana.
Chi sono i Turchi Selgiuchidi? Nel X secolo il grande
impero musulmano si era diviso in tre Stati indipendenti: il
califfato di Cordoba, in Spagna, quello del Cairo, in Egitto, che
comprendeva tutti i territori Africani e, infine, in Asia, il
califfato di Baghdad. La sorte del califfato di Baghdad fu decisa dai
Turchi, una popolazione nomade, originaria dell’Asia centrale.
Muovendo di qui, nel VI secolo tribù turche erano penetrate ad est
nelle regioni settentrionali dell’impero cinese; altre, invece si
erano disseminate ad ovest, nelle terre attorno al Caspio e al Lago
d’Aral. Altri Turchi ancora, appartenenti alla tribù dei
Selgiuchidi, si erano insediati ai confini della Persia. Convertiti
all’Islam, dopo aver per lungo tempo fornito truppe mercenarie ai
califfi, nel 105 conquistarono Baghdad. Da questo momento accanto al
califfo governerà un’altra figura, un capo turco con il titolo di
sultano, che significa colui che ha il potere. In realtà i sultani,
anche se si proclamavano fedeli difensori del califfo, furono i veri
padroni dello stato.
Arcieri turchi a cavallo |
I Turchi Selgiuchidi |
Quando l’imperatore d’Oriente si rivolse ai
principi d’Europa per ottenere aiuto contro i Turchi, la divisione
fra i cristiani non sembrava destinata a durare a lungo. Nello stesso
tempo anche Gerusalemme e tutta la Palestina cadde in mano ai Turchi
ed in Occidente cominciarono a diffondersi dicerie, sperso inventate,
sulla crudeltà dei nuovi conquistatori e sulle loro intenzioni di
proibire ai pellegrini cristiani l’accesso ai luoghi resi santi
dalla vita e dalla passione di Gesù, e soprattutto dal Santo
Sepolcro di Gerusalemme. Il successo dell’impresa avrebbe senza
dubbio riconciliato cattolici e ortodossi e il prestigio della Chiesa
di Roma si sarebbe grandemente accresciuto. Durante il concilio
tenuto a Clermont, in Francia, nel novembre 1095, il papa diede il
grande annuncio. Il testo del discorso da lui pronunciato non ci è
mai giunto, ma lo storico francese Roberto il Monaco, che era
presente a Clermont, cosi riferisce le parole del pontefice: Popolo
dei Franchi… vogliamo che voi sappiate quale lugubre motivo ci ha
condotto nelle vostre terre, quale necessità vostra e di tutti i
fedeli ci ha qui attratti. Da Gerusalemme e da Costantinopoli è
giunta a noi una dolorosa notizia: i Turchi, gente tanto diversa da
noi, popolo nemico di Dio, hanno invaso le terre di qui cristiani, le
hanno devastate col ferro, con la rapina e col fuoco e ne hanno in
parte condotti prigionieri gli abitanti nel proprio paese, parte ne
hanno uccisi e le chiese di Dio o hanno distrutte dalle fondamenta o
hanno adibite al culto della propria religione…
Il regno dei Greci
è stato da loro già gravemente colpito. A chi tocca il compito di
trarne vendetta e di riconquistarlo, se non a voi? Vi muovano ed
incitino gli animi vostri ad azioni virili le gesta dei vostri
antenati, la probità e la grandezza del vostro re Carlo Magno e
degli altri vostri sovrani che distrussero i regni dei pagani ed
allargarono i confini della Chiesa. Soprattutto vi sproni il Santo
Sepolcro del Signore Salvatore nostro, ch’è in mano di una gente
immonda, e i luoghi santi, che ora sono da essa posseduti… O
soldati fortissimi, figli di padri invitti, non siate degeneri… Non
vi trattenga il pensiero di alcuna proprietà, nessuna cura delle
cose domestiche, ché questa terra che voi abitate, serrata d’ogni
parte dal mare o da gioghi montani, è fatta angusta dalla vostra
moltitudine, né è esuberante di ricchezza e appena somministra di
che vivere a chi la coltiva. Perciò vi offendete a vicenda, vi fate
guerra e tanto spesso vi uccidete tra voi. Cessino dunque i vostri
odi intestini, tacciano le contese, si plachino le guerre e si
acquieti ogni dissenso ed ogni inimicizia. Prendete la via del Santo
Sepolcro, strappate quella terra a quella gente scellerate e
sottomettetela a voi. Gerusalemme è l’ombelico del mondo, terra
ferace sopra tutte, quasi un altri paradiso di delizie […]. Quando
andrete all’assalto dei bellicosi nemici, sia questo l’unanime
grido di tutti i soldati di Dio: “Dio lo vuole! Dio lo vuole!”
Chiunque vorrà compiere questo santo pellegrinaggio e ne avrà fatto
promessa a Dio… porti sul suo petto il segno della croce del
Signore; sarà così adempiuto il precetto che il Signore dà nel
Vangelo; “Chi non porta la sua croce e non viene dietro di me non è
degno di me”.
Antoine Rivalz - Papa Urbano II |
Gottschalk predica le Crociate |
Nelle parole del pontefice noi troviamo spiegati in
primo luogo i motivi religiosi, che dovevano spronare i Cristiani
all’impresa: la necessità di aiutare i loro fratelli d’Oriente,
minacciati dai Turchi. Viene, poi, indicata la méta ultima
dell’impresa: la liberazione della sacra città di Gerusalemme. La
guerra era giusta e santa e Dio avrebbe guidato chi combatteva in suo
nome. A coloro che fossero partiti per la spedizione, il papa
prometteva l’assoluzione dai peccati.
Come simbolo del carattere
fondamentalmente religioso dell’impresa militare, ogni guerriero
doveva portare sulle armi il segno della croce: una croce di stoffa
rossa cucita sulla sopravveste. I guerrieri furono perciò chiamati
Crociati, e Crociata la loro spedizione. In questo modo tutta
l’impresa veniva posta sotto la direzione della Chiesa e Urbano II
affermava ancora una volta energicamente il diritto della Chiesa di
guidare le azioni dei potenti della terra e la supremazia del
pontefice su tutti i principi laici. Ma Urbano II non trascurò di
ricordare altri motivi non meno importanti di quelli religiosi. In
Europa le risorse economiche, se pure erano in aumento, non sempre
bastavano al nutrimento di una popolazione che andava rapidamente
crescendo di numero. A questo fatto il pontefice allude con le parole
“questa terra che voi abitate… è fatta angusta dalla vostra
moltitudine… e appena somministra di che vivere a chi la coltiva”.
La Palestina è presentata come una terra fertilissima, anzi un
“Paradiso di delizie”, da conquistare in cambio delle povere
terre d’Europa. La speranza di trovare oltremare terre e bottino,
che il papa faceva balenare agli occhi di Cristiani, colpiva i cuori
e l’immaginazione, poiché i pellegrini e i mercanti che
ritornavano dall’oriente in Europa descrivevano con entusiasmo e
invidia le favolose ricchezze di quei lontani paesi.
Mentre Pietro l’Eremita concludeva la sua sfortunata
impresa, dalle città della Germania partivano disordinatamente altre
bande, formate e guidate da avventurieri di ogni ceto. La maggior
parte di loro non riuscì neppure ad attraversare il Danubio, perché
il re d’Ungheria, pieno di collera per le loro ruberie e violenze,
li sbaragliò. Ma intanto, in alcune delle maggiori città tedesche –
Spira, Worms, Magonza, Ratisbona, Praga – essi avevano compiuto
sanguinosi massacri di Ebrei. Come mai? Da secoli, dal 70 d.C. dopo
la distruzione di Gerusalemme e del Tempio le comunità ebraiche
della diaspora si erano stabilite nell’Europa occidentale. Gli
Ebrei mantenevano rapporti con i loro correligionari delle regioni
arabe ed avevano una parte importante nel commercio fra paesi
musulmani e cristiani. La religione cristiana proibiva l’usura,
ossia di prestare denaro ad interesse; perciò furono gli Ebrei a
fare nell’Occidente il mestiere digli usurai e molti di loro si
arricchirono. Inoltre si trovavano tra gli ebrei degli ottimi
ingegneri, medici, perché mediante le loro relazioni con l’Oriente
musulmano, avevano potuto più facilmente apprendere le conoscenze
degli Arabi, che, in questi campi, erano molto superiori a quelle
degli Europei. Di rado gli Ebrei, nell’alto Medioevo, furono
perseguitati. Vescovi e principi li proteggevano, perché li
consideravano utili alla società e perché riscuotevano cospicue
tasse dalle comunità ebraiche insediate nei loro territori. In un
primo tempo la concessione di un ghetto da parte delle autorità
cristiane fu considerata dagli stessi Ebrei come un privilegio. Del
resto, nelle città medievali era costume che coloro che esercitavano
la stessa professione vivessero nella stessa via o nella stessa
località.
Gli Ebrei nel ghetto trovavano le condizioni migliori per
eseguire i riti della loro religione, che esigevano una
partecipazione collettiva, come per esempio, le preghiere nella
sinagoga, che dovevano essere recitate in comune. D’altra parte
essi esercitavano mestieri utili anche ai Cristiani: vendevano merci,
prestavano denaro, curavano malattie, davano lavoro. L’istituzione
del ghetto fu quindi vantaggiosa in un primo momento per entrambe le
comunità: cristiani ed ebrei. Tuttavia i contadini e i cittadini più
poveri, che avevano bisogno di denaro ed erano costretti a contrarre
debiti con loro da alto interesse, provavano nei confronti degli
Ebrei un risentimento profondo. La loro impopolarità aumentò quando
anche feudatari e cavalieri ridotti in miseria furono costretti ad
indebitarsi. La predicazione della Crociata convinse ingenti masse di
Cristiani che uccidere gli infedeli fosse un’azione gradita a Dio e
tra di loro non pochi pensavano che gli Ebrei erano altrettanto
nemici di Dio dei Musulmani ed erano più vicini da raggiungere.
Così l’odio religioso, reso più furibondo dai motivi economici di cui abbiamo parlato, si scatenò contro i ghetti degli Ebrei. Anche se sul momento principi e vescovi riuscirono a far cessare le stragi, gli Ebrei da allora cominciarono ad essere considerati dei nemici. Il ghetto divenne sempre di più un luogo nel quale delle persone pericolose erano segregate dal resto della popolazione, perché non potessero nuocere: esso era situato nella parte più malsana della città, cinto di mura e provvisto di porte, che venivano chiuse ogni notte e sbarrate con catene e serrature. Nessuno poteva entrarvi o uscirvi dal tramonto al levare del sole. La segregazione spinse gli abitanti del ghetto a rendere più stretti e profondi i vincoli religiosi e familiari che li legavano. Così riuscirono a difendersi meglio dall’ostilità che li circondava, che spesso si trasformava in persecuzione vera e propria. I Cristiani, in mezzo a cui essi vivevano, li sentirono ancora più estranei ed aumentò il malanimo tra le due comunità. Se il Vescovo di Spira, sul finire del secolo XI, riteneva che la comunità ebraica residente stabilmente nella sua città ne accrescesse l’onore, meno di due secoli dopo (1266) un sinodo ecclesiastico tenutosi nella città polacca di Breslavia cosi stabiliva: “Per evitare la possibilità che il popolo cristiano di Polonia sia infettato dalla superstizione de dai depravati costumi morali degli Ebrei che abitano in mezzo ad esso, comandiamo che gli Ebrei non vivano tra i Cristiani, ma abbiano le loro abitazioni vicine e prossime l’una all’altra in qualche parte segregata della città, di modo che la lo loro zona di abitazione sia separata dal luogo comune di abitazione dei Cristiani mediante una siepe, un muro o un fosso”.
Domenico Paradisi - I crociati davanti a Gerusalemme |
Il massacro degli Ebrei miniatura medievale |
Così l’odio religioso, reso più furibondo dai motivi economici di cui abbiamo parlato, si scatenò contro i ghetti degli Ebrei. Anche se sul momento principi e vescovi riuscirono a far cessare le stragi, gli Ebrei da allora cominciarono ad essere considerati dei nemici. Il ghetto divenne sempre di più un luogo nel quale delle persone pericolose erano segregate dal resto della popolazione, perché non potessero nuocere: esso era situato nella parte più malsana della città, cinto di mura e provvisto di porte, che venivano chiuse ogni notte e sbarrate con catene e serrature. Nessuno poteva entrarvi o uscirvi dal tramonto al levare del sole. La segregazione spinse gli abitanti del ghetto a rendere più stretti e profondi i vincoli religiosi e familiari che li legavano. Così riuscirono a difendersi meglio dall’ostilità che li circondava, che spesso si trasformava in persecuzione vera e propria. I Cristiani, in mezzo a cui essi vivevano, li sentirono ancora più estranei ed aumentò il malanimo tra le due comunità. Se il Vescovo di Spira, sul finire del secolo XI, riteneva che la comunità ebraica residente stabilmente nella sua città ne accrescesse l’onore, meno di due secoli dopo (1266) un sinodo ecclesiastico tenutosi nella città polacca di Breslavia cosi stabiliva: “Per evitare la possibilità che il popolo cristiano di Polonia sia infettato dalla superstizione de dai depravati costumi morali degli Ebrei che abitano in mezzo ad esso, comandiamo che gli Ebrei non vivano tra i Cristiani, ma abbiano le loro abitazioni vicine e prossime l’una all’altra in qualche parte segregata della città, di modo che la lo loro zona di abitazione sia separata dal luogo comune di abitazione dei Cristiani mediante una siepe, un muro o un fosso”.
Pietro l'Eremita mostra ai crociati la via per Gerusalemme Illustrazione tratta dal manoscritto pergamenaceo Roman du Chevalier du Cygne (1270 ca) |
LA CROCIATA DEI POVERI
F. Hayez 1828 Pietro l'eremita predica la crociata |
Anch'essi senza nessun mezzo (sostenevano che la provvidenza avrebbe pensato a tutto e una cometa celeste indicata la strada) questo sciame scomposto attraversava i territori, spesso saccheggiandoli ed uccidendo chi si rifiutava di cibarli.
Asserivano che nulla poteva essere negato a chi serviva la Croce, rifiutare voleva dire andare contro il disegno divino e quindi doveva essere punito con la morte.
Non appena questo branco mise piede in Asia Minore, fu brutalmente sterminato dai turchi. Si salvarono in pochissimi, compreso Pietro l'Eremita, il quale, non contento di questa tragica prima spedizione, decise di prendere parte alla vera Prima Crociata, quella guidata da Goffredo di Buglione.
UNA CURIOSITA'
Nel 1099 iniziò a Trani la costruzione della cattedrale edificata in onore di S. Nicola il Pellegrino, un ragazzo greco di 18 anni, sbarcato per l'appunto a Trani nell'imminenza della sua morte. La storia ci racconta che dopo questo evento sarebbero avvenuti diversi miracoli, tanto che papa Urbano II si decise per la sua canonizzazione. La cattedrale è inserita nella lista delle "meraviglie italiane", e nel 2002 è stata proclamata dall'UNESCO "monumento messaggero di una cultura di pace".
GUERRA SANTA E TEOLOGIA CRISTIANA
Tutti noi sappiamo che Cristo fu un pacifico e predicò l'amore, la concordia e la non violenza. Chissà che avrebbe pensato delle Crociate! In realtà queste sono diventate, nell'immaginario collettivo, lo stereotipo del fanatismo e dell'intolleranza religiosa, senza dubbio uno dei più efferati crimini di cui la chiesa si sia mai macchiata.
Di sicuro c'è da sottolineare che i cristiani nelle terre islamiche erano costretti a diverse restrizioni religiose: non potevano suonare le campane, fare processioni, esporre icone o croci, non potevano costruire nuovi edifici di culto ne tantomeno tentare di convertire un musulmano. I cristiani erano soggetti anche a varie restrizioni giuridiche. Infatti dovevano pagare più tasse, non potevano prendere parte all'esercito ne aspirare a ricoprire le più importanti cariche politiche, non potevano testimoniare in tribunale contro un musulmano e dovevano indossare abiti distintivi.
D'altro canto c'è da sottolineare che comunque le Crociate furono dei tentativi di riconquista dei territori in oriente occupati dai musulmani. Furono lotte cruente e brutali, durante le quali molti furono costretti alla conversione al cristianesimo, pena la morte. E' importante sottolineare che l'idea di riconquistare un territorio con la violenza in nome di Cristo è totalmente antibiblico. Molte vicissitudini avvenute durante le Guerre Sante furono completamente antietiche e contrarie a qualsiasi principio della fede cristiana.
Ci riferiamo ora ad un episodio di confronto interreligioso fra cristianesimo e islam, che avvenne durante la Quinta Crociata.
Nel 1219 S. Francesco d'Assisi parte per andare a trovare il sultano al-Malik al-Kamil. L'incontro che ne scaturì non smette ancora di tormentare di domande teologi, filosofi e studiosi in generale: un atto d'audacia? La ricerca del martirio? La voglia del proselitismo o più semplicemente un dialogo interreligioso?
Il mero scopo dell'incontro doveva essere quello della conversione al cattolicesimo del sultano e di tutti i suoi soldati, o quantomeno la loro resa, per evitare inutili spargimenti di sangue.
Il sultano lo ascoltò per alcuni giorni, poi lo fece ricondurre nel campo dei crociati con un salvacondotto da usare per visitare la Palestina, avendo timore della conversione dei suoi.
Frutto di racconti del tutto inattendibili, non sappiamo dire con precisione se S. Francesco fu ricoperto di doni dal sultano o se subì violenze fisiche da parte dei suoi soldati. Ciò che possiamo affermare con certezza è che sostò a Damietta, fino alla presa della città. Successivamente, disgustato dalle violenze della battaglia, partì per la Siria, da qui alle volte dell'Italia. E fu proprio a Damietta che egli capì che una guerra per motivi religiosi non avrebbe mai portato ad un risultato positivo.
Di sicuro c'è da sottolineare che i cristiani nelle terre islamiche erano costretti a diverse restrizioni religiose: non potevano suonare le campane, fare processioni, esporre icone o croci, non potevano costruire nuovi edifici di culto ne tantomeno tentare di convertire un musulmano. I cristiani erano soggetti anche a varie restrizioni giuridiche. Infatti dovevano pagare più tasse, non potevano prendere parte all'esercito ne aspirare a ricoprire le più importanti cariche politiche, non potevano testimoniare in tribunale contro un musulmano e dovevano indossare abiti distintivi.
Eugene Delacroix - L'entrata dei crociati a Costantinopoli |
S. FRANCESCO D'ASSISI E AL-MALIK AL-KAMIL
Ci riferiamo ora ad un episodio di confronto interreligioso fra cristianesimo e islam, che avvenne durante la Quinta Crociata.
Arnaldo Zocchi - S. Francesco parla al sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil |
Il mero scopo dell'incontro doveva essere quello della conversione al cattolicesimo del sultano e di tutti i suoi soldati, o quantomeno la loro resa, per evitare inutili spargimenti di sangue.
Il sultano lo ascoltò per alcuni giorni, poi lo fece ricondurre nel campo dei crociati con un salvacondotto da usare per visitare la Palestina, avendo timore della conversione dei suoi.
Mazzucchelli Pier Francesco - S. Francesco e il sultano |
JUNO
TRAMA
Juno è una sedicenne che, dopo un rapporto sessuale con un suo compagno di scuola, Paulie, rimane incinta. Inizialmente è convinta per l'aborto, ma in seguito cambia idea e decide di partorire il suo bambino e di darlo in adozione ad una coppia benestante, Mark e Vanessa, che non può avere figli. I genitori l'appoggiano in questa scelta e il padre l'accompagna spesso dalla giovane coppia, ritratto apparente della perfezione. Ma non è tutto rose e fiori: l'uomo scappa dalla moglie perché non si sente pronto a diventare padre. Tutto ciò manda in crisi Juno, che capisce nel frattempo che Paulie è la persona giusta per lei, e che Vanessa è la mamma perfetta (anche se single) per il suo bambino
SCHEDA FILM
Regia: Jason Reitman
Interpreti: Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, J.K. Simmons, Allison Janney, Olivia Thirlby
Nazionalità: USA, 2007
Soggetto: Diablo Cody
Sceneggiatura: Diablo Cody
Nazionalità: USA, 2007
Soggetto: Diablo Cody
Sceneggiatura: Diablo Cody
Musica: Matteo Messina
Durata: 92 minuti
SINOSSI
Juno non è semplicemente una pellicola, ma una lezione di vita. Basta pochissimo per innamorarsi di ogni singolo personaggio, che cattura e incolla allo schermo col sorriso dall'inizio alla fine del film. E' tenerissima l'immagine di Juno, sedicenne dalla lingua biforcuta e tagliente, che decisissima inizialmente per l'aborto, si persuade a portare avanti la gravidanza quando scopre che il suo bambino potrebbe già avere le unghie. C'è gioventù, c'è freschezza, c'è voglia di vivere nelle scene; è proprio questa la lezione di vita, la voglia di vivere. E man mano che il pancione cresce, i cambiamenti fisici di Juno rispecchiano la sua crescita interiore, alla fine riuscirà ad affrontare i suoi problemi con determinato coraggio, fresca maturità e con intelligente esuberanza. Diventare madre rappresenta una delle esperienze più profonde per una donna, e anche se Juno non lo voleva, nel momento in cui abbraccia il suo bambino, ogni dubbio e incertezza vengono dissolti.
ITINERARI DIDATTICI
- In quale momento inizia la vita?
- Come ti saresti comportato tu al posto di Juno?
- Avresti scelto anche tu una famiglia per il tuo bambino o ti saresti comportato diversamente?
- Perché?
- Secondo te, è vero che ogni figlio ha il diritto di nascere accettato e amato dai genitori?
- Cosa significa per te dare alla luce un bambino?
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