La Morte, per il popolo nilotico, costituiva un passaggio tra due fasi dell'essere e non era vissuta con l’ossessione dei giorni nostri.
Certo, poteva essere traumatica, e sicuramente era rifuggita, ma, allo stesso tempo, accettata con fatalità e pragmatismo. Nel V secolo a.C. lo storico Erodoto scriveva: “Gli Antichi Egizi erano un popolo che praticava il Culto dei Morti, ma amava intensamente la vita”. Contraddittorio, vero? ma non è così.
Gli Antichi Egizi sostenevano che la vita terrena era un dono che gli Dei
facevano agli umani per permettergli di prepararsi alla vita nell'aldilà: l’eternità e l’immortalità.
Questo popolo fu assillato dall’idea dell' immortalità: infatti costruì opere maestose come la sfinge e le piramidi, innalzò templi e santuari.
Dio aveva creato gli uomini donandogli una natura complessa e sette entità metafisiche, ognuna con una mansione ben specifica.
- Djet: il corpo, che aveva il compito di operare durante la vita terrena. Viveva fisicamente le vicessitudini della vita: amare, lavorare, essere la salute o sopportare la malattia, ecc.
- Ka: chiamato anche “doppio”. Copia esatta del djet, era fisicamente inconsistente, trasparente ed evanescente; ciò che noi potremmo definire spirito o fantasma.
Raffigurata con le braccia volte al cielo, come si vede in figura 1, fra tutte le entità del defunto era quella che aveva il compito di affrontare
il viaggio nell’oltretomba per sottoporsi al giudizio di Osiride.
- Ba: questa entità era posseduta solo dagli uomini, grazie ad essa questi si differenziavano dagli animali (privi di anima). E' l'essenza che Dio trasfuse all'essere umano quando lo creò, soffiandogli nelle narici. Successivamente lo stesso pensiero fu ripreso dalla cultura ebraica: lo possiamo trovare nella Bibbia nella Creazione dell’uomo.
Il Ba viene rappresentato come un airone con testa umana (figura 2), forse perché le cime dei monti delle necropoli erano popolate da numerosi stormi di uccelli.
- Ib: il cuore, sede della coscienza e dell'indole di ogni individuo.
- Shut: l’ombra, la copia in negativo del djet. Alla morte dell’uomo, lo Shut si staccava dal corpo e girovagava senza sosta nell’attesa del Giudizio di Osiride, seguendolo nell’oltretomba.
- Ren: il nome. Questa entità era talmente importante da negare l’esistenza a chi non lo possedeva o non lo possedeva più. Pensiamo, infatti, alla deprecabile abitudine di cancellare da templi e monumenti, il nome di alcuni faraoni scomodi al solo scopo di eliminarne la memoria. Fu questo il caso del famoso Akhenaton, che andò contro la casta sacerdotale per aver istituito una sorta di religione monoteista, adorando il solo dio Aton.
- Akh: detto anche il glorioso o il luminoso.
- Djet: il corpo, che aveva il compito di operare durante la vita terrena. Viveva fisicamente le vicessitudini della vita: amare, lavorare, essere la salute o sopportare la malattia, ecc.
- Ka: chiamato anche “doppio”. Copia esatta del djet, era fisicamente inconsistente, trasparente ed evanescente; ciò che noi potremmo definire spirito o fantasma.
fig 1 |
- Ba: questa entità era posseduta solo dagli uomini, grazie ad essa questi si differenziavano dagli animali (privi di anima). E' l'essenza che Dio trasfuse all'essere umano quando lo creò, soffiandogli nelle narici. Successivamente lo stesso pensiero fu ripreso dalla cultura ebraica: lo possiamo trovare nella Bibbia nella Creazione dell’uomo.
fig. 2 |
Il Ba viene rappresentato come un airone con testa umana (figura 2), forse perché le cime dei monti delle necropoli erano popolate da numerosi stormi di uccelli.
- Ib: il cuore, sede della coscienza e dell'indole di ogni individuo.
- Shut: l’ombra, la copia in negativo del djet. Alla morte dell’uomo, lo Shut si staccava dal corpo e girovagava senza sosta nell’attesa del Giudizio di Osiride, seguendolo nell’oltretomba.
- Ren: il nome. Questa entità era talmente importante da negare l’esistenza a chi non lo possedeva o non lo possedeva più. Pensiamo, infatti, alla deprecabile abitudine di cancellare da templi e monumenti, il nome di alcuni faraoni scomodi al solo scopo di eliminarne la memoria. Fu questo il caso del famoso Akhenaton, che andò contro la casta sacerdotale per aver istituito una sorta di religione monoteista, adorando il solo dio Aton.
- Akh: detto anche il glorioso o il luminoso.
fig 3 |
Secondo la religione egizia, il defunto si presentava al dio Osiride, il quale sentenzava sull'operato da vivo. Se il parere del dio era positivo, l'anima aveva il privilegio di vivere in una sorta di paradiso rurale, nei campi di papiro, coltivando senza fatica orti di fave, simbolo d'infinita fertilità. E quando l'anima era stanca poteva farsi sostituire dai "rispondenti", tipiche statuine che raffiguravano il defunto e che erano poste con gli altri oggetti nella tomba del faraone.
Prima di tutto ciò, il morto doveva superare delle prove, anzitutto doveva oltrepassare i laghi di fuoco e combattere contro numerosi mostri, ma se aveva con se il libro dei morti, riusciva facilmente a sconfiggerli, perché in esso erano riportate preghiere ed esorcismi.
fig 4 |
fig 5 |
Gli Egizi erano dell'idea che anima e corpo erano la stessa cosa. Quindi, quando veniva alla luce un bambino, credevano che nascesse con lui anche il suo Ka, che lo seguiva per tutta la vita fino alla tomba. Una volta lì, faceva compagnia al corpo finchè non finiva tutti i viveri, dopodichè ne usciva per vagare affamato alla ricerca di cibo.
fig 6 |
fig 7 |
fig 8 |
fig 9 |
fig 10 |
fig 11 |
In definitiva, per completare un processo di mummificazione, occorreva impiegare un tempo lungo 80 giorni. Finalmente il corpo poteva essere riposto in una bara a forma di uomo. C'è da precisare, peraltro, che essere mummificati non era un privilegio rivolto a tutti i comuni mortali: tale pratica, infatti, veniva riservata esclusivamente ai faraoni, ai dignitari, ai sacerdoti e alle personalità più importanti.
fig 12 |
Gli egizi credevano che solo questi possedessero un'anima e che solo i faraoni, una volta defunti, diventassero delle divinità. In ogni caso, i riti funebri erano davvero sfarzosi, i parenti portavano grandi quantità di cibo e i sacerdoti proclamavano preghiere particolari, allo scopo di sostenere il defunto durante il suo viaggio attraverso l'aldilà.
fig 13 |
Uno degli oggetti utili al rituale era il "dito d'oro", per l'appunto in oro o in pietra, dalla forma di due dita affiancate. L'altro era il "nechereti", una piccola ascia che si vede chiaramente nelle mani del sacerdote sulla destra nella figura 14.
La cerimonia veniva eseguita in una stanza annessa al tempio sacro chiamata "castello d'oro" e completata con delle fumigazioni che precedevano il trasporto nella tomba. Una volta giunti al suo interno, la mummia veniva riposta su un monticello di terra, che simboleggiava la collina primordiale.
fig 14 |
Soltanto i sacerdoti durante tutta la cerimonia, mentre cantavano una litania, bevevano la "sà", una birra ad alta concentrazione ad esclusivo uso e consumo del faraone. La birra era una preziosa bevanda usata dai faraoni anche per ingraziarsi gli dei. E' infatti noto che Ramsete III nel corso della sua vita donò alla dea Ishtar ben 463000 vasi di birra.
fig 15 |
Durante la cerimonia funebre, il corpo ormai mummificato andava riposto nel sarcofago. Sotto al capo veniva posizionato un cuscino e di sopra una maschera che raffigurava il volto del defunto, per facilitare l'anima al riconoscimento del proprio corpo.
Gli egizi riponevano maggiori cure nelle costruzioni delle abitazioni mortuarie che non in quelle da vivi, in quanto credevano che il tempo da dover passare nelle prime fosse di gran lunga superiore rispetto agli anni in vita. Ecco perchè le tombe erano costruite con materiali più resistenti. In ogni caso era evidente la scala sociale: i poveri venivano sepolti sotto la sabbia nel deserto, i ricchi nelle cosiddette "mastabe", come si può vedere nella figura 16. Altro non erano che enormi tombe in muratura a forma di piramide tronca. Infine i faraoni riposavano eternamente nelle piramidi, la cui maestosità era direttamente proporzionale alla grandezza del personaggio.
fig 16 |